John Fitzgerald Kennedy era solito modificare i suoi discorsi poco prima di doverli pronunciare da un palco. Aveva qualcuno che li scrivesse per (e con lui), certo, ma aveva questa abitudine di arricchire i suoi interventi con dettagli e aneddoti giusto qualche minuto prima di scendere dall’auto.
Malgrado avesse uno staff a disposizione, JFK ci metteva sempre del suo.
Ma se non sei lui, ti conviene lasciar perdere.
L’arte dell’improvvisazione
Oltre al fatto che potrebbe provocare un attacco di cuore al tuo consulente o al tuo campaign manager, improvvisare è comunque un’arte piena di rischi e in un contesto come quello delle campagne elettorali o della comunicazione istituzionale raramente è la scelta giusta.
Per arricchire il discorso con qualcosa di personale o usare aneddoti e figure retoriche che ci saltano in testa senza però perdere il filo del discorso avrai bisogno di tanta preparazione, di una notevole quantità di esperienza e di un phisique di rôle non indifferente.
Se sei dotato di tutte queste armi e nessun consulente sarà mai in grado di farti cambiare idea, credo che questo post per te possa finire qui, ma se sei intenzionato a evitare scivoloni clamorosi (che diventano costosissimi, specie ai tempi dei social), forse è meglio che tu spenda ancora qualche minuto del tuo tempo e continui nella lettura.
Una buccia di banana è per sempre
Non sono solo i diamanti di una famosa pubblicità a durare per un tempo indefinito, ma anche e soprattutto le brutte figure o le affermazioni tragicomiche. In un’epoca come quella in cui stiamo vivendo, se da un lato ci si dimentica quasi tutto molto in fretta, dall’altro la risonanza di uno scivolone e tutti i meme che ne nascono valgono come quintali di sabbia sulla testa della tua carriera politica.
Serve qualcuno che ti fermi in tempo
Se è vero che le bucce di banana si possono trovare ovunque, improvvisare non lascia spazio alle correzioni (figuriamoci in un mondo in cui le rettifiche sono praticamente inutili) e ci impedisce di lavorarci sù. Ora, la cronaca dei giorni scorsi ci fornisce due frutti davvero molto freschi, anche se non sappiamo se siano stati preparati o meno.
La prima, in ordine cronologico, è stata la ministra della scuola Lucia Azzolina, che ha dichiarato che:
lo studente non è un imbuto da riempire
quando, ovviamente, riempire qualcosa con un buco è pressoché impossibile. Più verosimilmente, avrà inteso dire che lo studente non deve essere riempito con un imbuto o, ancora, potrebbe aver sbagliato l’aforisma di Plutarco:
i giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere
Poi ha voluto spiegarne il senso, ma ormai il web si era scatenato. Dopo, è stato il tempo dell’Assessore lombardo alla sanità, Giulio Gallera (già peraltro al limite della crisi reputazionale* per la difficile situazioni COVID-19):
Siamo a un indice di contagio dello 0,51 che cosa vuol dire? che per infettare me bisogna trovare due persone infette nello stesso momento. Non è cosi’ semplice.
Anche in questo caso c’è stata da parte dell’autore una replica piccata a quanti lo prendevano in giro, risposta che non ha però convinto il popolo web, che si era ormai scatenato.
Individuare un errore, dicevamo, non è semplice, specie se è un nostro errore e se la revisione avviene troppo vicino al momento della stesura. Ecco perché, in ordine di efficacia, le possibili soluzioni per ridurre (azzerarlo è impossibile) il rischio di uno strafalcione sono queste:
- Lavora con un consulente o un ghost writer che si occupi di mettere nero su bianco quello che vuoi dire;
- Prendi in considerazione l’idea di far leggere i tuoi discorsi a un’altra persona prima di pronunciarli, fatti presentare obiezioni e domande e, soprattutto, fatti spiegare quello che ha capito. In questo modo, oltre a una questione meramente grammaticale hai la possibilità di capire se il concetto giunto al destinatario sia proprio quello che vuoi far passare;
- In alternativa, fai passare un giorno o due prima di rileggere quello che hai scritto, perché farlo subito equivale a non farlo. Non solo, qualche giorno dopo la prima stesura potresti renderti conto di aver espresso concetti confusi o di aver usato parole totalmente prive di efficacia.
[FOCUS] Gli errori sono trasversali
Non cadiamo però nell’errore di pensare che l’errore o lo scivolone evitabile siano prerogative di certi partiti o certi personaggi. A memoria, infatti, troviamo anche l’infelice uscita di Matteo Renzi sui “morti che vorrebbero che si riaprisse”, il celebre tunnel dei neutrini dell’allora Ministro Maria Stella Gelmini e tanti, tanti altri…
Ti serve qualcuno che lavori con te!
Non giriamoci intorno: benché gli sviluppi della politica degli ultimi anni possano averti portato a credere che candidarti, vincere e amministrare sia un gioco alla portata di tutti, la realtà dice qualcosa di molto diverso.
Se, infatti, la politica e la diffusione delle idee sono in qualche misura diventate più accessibili, la possibilità di critica e la velocità con cui si smonta una reputazione hanno fatto altrettanto.
Se vuoi ottenere risultati (o almeno giocartela), hai bisogno di qualcuno che ti supporti e che ti aiuti prima, durante e dopo la campagna elettorale. Il mio consiglio è quello di fare un’analisi delle tue capacità in maniera estremamente critica e poi andare a cercare delle figure in grado di aiutarti in specifici settori.
Certo, a budget infinito e in condizioni ideali ti direi invece di creare una vera e proprio struttura finalizzata alla tua candidatura, che parta da un campaign manager e arrivi fino a tutte quelle attività non strategiche ma che ti porterebbero via un sacco di energie fisiche e mentali.
*NOTA: la crisi reputazionale si muove su un piano differente da quello delle eventuali responsabilità, che qui non ci interessano perché non pertinenti e in quanto materia non di mia competenza.
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