Politica, primo assioma della comunicazione e timing

In comunicazione politica non possiamo non osservare il timing alla luce del primo assioma della comunicazione. Se, infatti, non possiamo non comunicare, cosa dice di noi il tempo che passa in attesa di una nostra presa di posizione?
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Tra i cinque assiomi della comunicazione elaborati dalla scuola di Palo Alto, il primo e forse il più interessante è che è impossibile non comunicare.

Qui non si tratta dell’uso spesso superfluo della parola – basti pensare a quanto comunicano uno sguardo, un cenno o l’andarsene via – ma del fatto che è fisicamente impossibile non comunicare.

Qualunque cosa facciamo (o non facciamo, e qui sta il bello) trasmette qualcosa al nostro interlocutore.

Tutto questo accade, che ci piaccia o meno.

È impossibile non comunicare

L’assioma è semplice e affascinante: non possiamo non comunicare.

Pensa, ad esempio, a quante volte ti sarà capitato di dire (o di sentire) la frase

meglio che io stia zitto, va’!


Capirai, ora, come la frase stessa stia comunicando qualcosa (un sentimento negativo, nello specifico) senza che vi sia la necessità di entrare nel dettaglio. Tu stai dicendo che non vuoi dire la tua per evitare di incancrenire una situazione, ma il tuo interlocutore saprà benissimo quale sarà la tua posizione sul tema.

E questo vale anche se non ti esprimi e, semplicemente, te ne resti in silenzio perchè è meglio tacere e sembrare stupidi che aprire bocca e togliere ogni dubbio.

Già, perché anche lo stare in silenzio comunica qualcosa, specie se la tua presenza e il tuo non verbale sono particolarmente eloquenti, ma anche se non ci sei e non ti fai vivo (già, anche l’assenza comunica).

In tutto ciò, però, esiste una situazione boarderline spesso difficile da gestire: quel lasso di tempo “tecnico” che passa da quando toccherebbe a te dire qualcosa a quando realmente lo fai. E se in una conversazione privata, magari vis à vis, abbiamo a disposizione il non verbale e il paraverbale e in altre situazioni la nostra idea si deduce dal contesto, esiste un particolare settore in cui il tempo di risposta si dilata e in mezzo nascono malintesi, dubbi, supposizioni e polemiche.

Questo settore è naturalmente quello della comunicazione politica, dove un silenzio può risultare assordante e un ritardo può sembrare una presa di posizione.

Primo assioma e timing in comunicazione politica

Se pensiamo alla comunicazione politica, dunque, non possiamo non mettere in relazione il primo assioma della comunicazione con il concetto di timing.

Quante volte, infatti, a seguito di un avvenimento ci aspettiamo una reazione da parte di una o più parti politiche? Cosa succede se questa reazione tarda ad arrivare o non arriva proprio?

Riprendendo il primo assioma della comunicazione esposto sopra possiamo dire che una reazione che non arriva comunica comunque qualcosa.

Il punto sta proprio qui: se una non-reazione comunica qualcosa (probabilmente di non positivo), una reazione che arriva in ritardo cosa comunica? E soprattutto: il messaggio che manderemo sarà sufficientemente forte per cacciare via le nuvole che si sono accumulate durante l’attesa?

Non far passare troppo tempo diventa quindi un obiettivo fondamentale anche se non sempre facile da raggiungere, specie da parte di movimenti piccoli, con poco budget e un ufficio comunicazione non ben strutturato.

Succede qualcosa, tu stai pensando a qualcosa di sensato da dire, ma il tempo passa e le persone si chiedono:

  • perché “i miei” non dicono nulla?
  • abbiamo una posizione sul tema?
  • cosa starà succedendo all’interno del mio partito?

Senza contare tutte le situazioni specifiche e i vari rumors che si sviluppano intorno a un silenzio prolungato.

Infine, ovviamente, situazioni di questo genere aumentano la pressione perché se da un lato dobbiamo tagliare i tempi, dall’altro corriamo il rischio di non dire nulla di sensato, di essere banali o di dire qualcosa che non avremmo dovuto dire.
Quindi, come possiamo gestire al meglio il timing sapendo che ogni secondo di silenzio comunica qualcosa?

Prevedere cosa succederà, per quanto possibile

Come al solito, il primo strumento che ci viene incontro è la pianificazione della comunicazione e delle attività.
Nel caso di eventi dagli esiti scontati è facile e va fatto con largo anticipo;
nel caso di eventi A/B spesso vengono preparate due versioni differenti del comunicato (si pensi, ad esempio, agli esiti delle elezioni (checché ne dicano i politici, le elezioni o le vinci o le perdi, raramente le pareggi);
nel caso, infine, di eventi totalmente imprevedibili la situazione si complica, ma non è impossibile tracciare con un po’ di anticipo delle linee guida.

Ecco perché, anche se parliamo della comunicazione di un partito locale, sono necessarie almeno due azioni:

  • Un vademecum da fornire agli eletti e ai vertici del movimento/partito contenenti linee guida, spunti e best practice, sviluppato cercando di prevedere quanti più scenari possibili e lasciato sempre a disposizione di chi parlerà a nome del movimento/partito.
  • Un calendario di riunioni in cui si confronteranno coloro che si occupano di gestire la comunicazione e coloro che dettano le linee del movimento; un incontro, insomma, tra chi deve parlare e chi ha qualcosa da dire.

SOLO in questo modo possiamo ridurre al minimo almeno quei tempi morti non strettamente necessari alla comunicazione.

Certo, l’evento totalmente imprevisto può capitare e lì possiamo farci poco ma – diciamolo ancora una volta – dobbiamo prevedere tutto quello che può essere previsto.

Questi consigli, ovviamente, non riguardano i ritardi voluti, quelli che (appunto!) sono costruiti a tavolino in modo che comunichino qualcosa.

Chi insegue, perde!

Infine, l’ultimo consiglio che vorrei darti è quello di non ragionare sugli altri.

Chi insegue perde e dire la tua sempre dopo gli altri ti colloca nel cono d’ombra dell’inseguitore e rischia di far sorgere parecchi dubbi sulla tua identità.

Questo, ovviamente, sempre se quella dell’attesa non è una scelta politica.

Ma qui torniamo al punto in cui tu, comunicatore di un partito piccolo (o magari semplice sostenitore che presta la sua “manodopera” per la causa), devi aggiornarti e coordinarti con la parte politica.

Erick Bazzani
Social Media Manager, copywriter e formatore freelance. Le mie giornate si dividono tra l'aula e l'ufficio, quindi se vuoi contattarmi ti chiedo di farlo con una mail. Leggi la bio completa: è bellissima! ;)