La distorsione della notizia della presunta scarcerazione di Totò Riina che ha fatto montare un’ondata di indignazione sui social è solo l’ultima bufala in ordine cronologico.
Il problema è che se non ci facciamo gli anticorpi, sarà sempre più facile distorcere una notizia o inventare qualcosa di sana pianta.
Perché esistono le bufale?
Sul perché vengano messe in circolo le bufale ci sono numerose spiegazioni, che divergono da caso a caso:
Potrebbe essere uno scherzo, una goliardata. In questo senso ci sono siti satirici che (ahimé) vengono invece presi in parola.
Una bufala poi potrebbe essere creata per danneggiare volutamente qualcuno, sia esso un personaggio pubblico o un privato cittadino ignaro di tutto.
Poi, beh, c’è la convenienza economica di creare falsi allarmismi, pubblicare notizie parziali o scrivere un titolo sensazionale anche se poi l’articolo parla di altro. In questo modo (e il meccanismo è lo stesso) veniamo convinti a far girare la notizia e ad aprire il link, portando così guadagni pubblicitari a siti web farlocchi ma pieni zeppi di pubblicità.
Infine, anche se potrà sembrarti assurdo, c’è chi crea quantità industriali di bufale per orientare le coscienze e convincere gli utenti a pensarla in un certo modo su un determinato argomento. Ti sembra troppo?
Torniamo all’esempio di Totò Riina e della Cassazione che ne avrebbe sancito la scarcerazione (addirittura immediata, secondo alcuni) e proviamo a riassumere quello che è successo su Facebook in meno di 24 ore.
NOTIZIA: La Cassazione ha detto che Riina deve essere scarcerato
REAZIONE IMMEDIATA: Con tutto quello che ha fatto non merita nulla
REAZIONE SUCCESSIVA:”Questa è la giustizia italiana” – “In Italia puoi fare quello che vuoi tanto ti liberano” – “Vedi se c’era Putin..”
La maggior parte dell’indignazione popolare si è spostata in poco tempo dalla notiza (FALSA) all’accusa del sistema giudiziario italiano, quello che, per intenderci, “mette Corona in galera per due foto e libera i mafiosi“. Niente di tutto questo, ovviamente, ma il meccanismo dietro all’ennesima falsa verità è semplice e non richiede chissà quali competenze informatiche o di comunicazione.
Come si crea una bufala?
Il meccanismo è semplice, dicevo. Infatti, se provassimo a inquadrarlo come se fosse una ricetta culinaria da programma televisivo verrebbe fuori una cosa del genere:
– Prendi un criminale che abbia compiuto reati terribili. Se hai un mafioso bene, altrimenti vanno bene anche quelli che hanno fatto crimini contro donne e bambini. Se proprio non trovi nulla, prendi qualche kilo di potere oscuro.
– Usa un’istituzione o un’organizzazione internazionale per rendere più credibile e saporita la tua ricetta. Vanno molto bene il tuo governo, le Ong, le Istituzioni europee. In linea di massima puoi enfatizzare il tutto con l’aggiunta di una non ben specificata università americana. ATTENZIONE: è molto importante che il comportamento dell’istituzione sia abbastanza vago da essere credibile ma che richieda comunque uno sforzo per verificarlo, altrimenti la bufala non monta a dovere.
– Mischia tutto e servi finché è bollente.
Vabbé, dai, questo era un esercizio di creatività magari un po’ forzato, però credo di aver reso abbastanza bene l’idea, no? Letta così, ovviamente, penserai che sia impossibile cascarci, giusto? Invece no, ci caschiamo più o meno tutti e sempre più spesso ed è questo che mi preoccupa.
Perché ci caschiamo (praticamente) tutti?
Ecco al cuore del problema. Le bufale sono come i parassiti: se non riescono ad attaccare si fiaccano e muoiono in pochissimo tempo. Però, proprio come i parassiti delle piante, qualcosa a cui attaccarsi e a cui sottrarre il nutrimento lo trovano sempre.
Le bufale ti prendono alla pancia, sono in qualche modo sconvolgenti e ti fanno salire l’indignazione prima di darti il tempo di ragionare e di farti qualche domanda. Quante volte abbiamo sentito frasi come “non so se sia vero, ma intanto ho condiviso“? Ecco però che in virtù della tua popolarità e della credibilità che hai acquisito sul web, chi ti segue reputerà vera la notizia e la condividerà.
Ci caschiamo per questo. Ma anche perché non possiamo sapere tutto, non possiamo conoscere il funzionamento di tutte le istituzioni e il nome di tutte le università americane e siamo quindi destinati a fidarci di qualcosa o qualcuno che reputiamo credibili.
A cascata, qualcuno reputerà credibili noi e così via, fino a rendere virale una notizia falsa.
Non solo, ci caschiamo perché siamo spinti ad aver un’opinione su tutto, opinione che spesso deve convergere verso quella della nostra cerchia di amici.
Soprattutto, però, ci caschiamo perché non abbiamo ancora sviluppato gli anticorpi per combattere il lato triste dei social e, anzi, stiamo correndo in discesa verso il baratro.
Soluzioni?
Facebook, ad esempio qualche consiglio ha voluto darcelo: https://vitadablog.com/le-regole-facebook-evitare-le-bufale/
Rispondi