Hai un account sui social? Lo utilizzi assiduamente per informarti e per formarti un’opinione su quello che succede nel mondo e per interagire con le persone? Bene, ho una brutta notizia per te: sei finito dentro una bolla, una filter bubble, per la precisione.
Una filter bubble è quella cosa che (non me ne voglia la prof. di italiano, che saluto) sul web ci porta a vedere sempre contenuti simili ai nostri interessi, ai nostri gusti e ai nostri comportamenti. Questo ci porta a vivere dentro una bolla, che non rappresenta la realtà ma rappresenta in qualche modo la nostra zona di comfort.
Niente di strano, per carità. Questo capita a tutti, è normale che sia così e succede principalmente per due motivi, che ho cercato di riassumere in questo post che parla del perché siamo sempre più arrabbiati sui social e perché siamo sempre più orientati ad avere reazioni rapide e spropositate quando leggiamo qualche notizia che ci turba.
Ripetiamo insieme: uscire dalla bolla fa bene
La filter bubble è l’ambiente più confortevole, bello, luccicoso in cui possiamo finire…
…e quindi dobbiamo scappare a gambe levate, per non fare la fine di un pesce rosso:
il pesce rosso vive la sua intera esistenza dentro una boccia ed è convinto che il mondo sia tutto lì.
A differenza del pesce rosso, però, noi ci troviamo a dover fare i conti con la realtà e con confini che superano di gran lunga la boccia di vetro.
Nella bolla rafforzi le convinzioni sbagliate
Come ti dicevo, il nostro cervello è programmato per stare a suo agio. Per questo tendiamo a circondarci di persone che la pensano come noi o con le quali abbiamo una qualche affinità, a parlare con chi ha più o meno le nostre idee, a guardare i programmi tv che ci piacciono, a leggere sempre libri dello stesso genere eccetera eccettera.
La nostra mente è alla costante ricerca di conferme: ci confrontiamo con persone che la vedono come noi per rafforzare il nostro pensiero su un determinato argomento, mentre non siamo così propensi ad ascoltare chi cerca di esporre un pensiero diverso dal nostro.
I social, visto che guadagnano dalla nostra permanenza al loro interno (sì, lo so, è molto più complicato di così) non fanno altro che assecondare questo nostro modo di essere, proponendoci contenuti che “pensiamo potrebbero piacerti”.
In questo modo, però, veniamo sempre più bombardati da argomenti, post, video e pubblicità in linea con il nostro pensiero, mentre la nostra capacità di analisi critica si riduce:
In fondo, tutti quelli di cui vediamo i post dicono che è vero, quindi è vero, no?
No, è vero solo per la bolla, ma potrebbe non esserlo per la realtà.
Pensa, a questo proposito, alla diffusione e al risalto ottenuto dalle Fake news: se ci mettessimo in gioco e non vedessimo solo chi la pensa come noi le bufale avrebbero vita cortissima.
Facciamo un esempio, neanche troppo inventato:
– Dopo la morte di Totò Riina qualcuno fece circolare l’immagine di Laura Boldrini, Maria Elena Boschi e non ricordo chi altro, con la didascalia: “guardate chi c’era a dare l’ultimo saluto a Totò Riina”.
Un fatto gravissimo per almeno due motivi:
1) No, non erano ai funerali di Riina (che peraltro non sono stati celebrati)
2) Quella foto lascia intendere che determinati personaggi politici, appartenenti a una certa parte, avessero un qualche legame con il boss.
La notizia ha fatto il giro del web portandosi dietro insulti, minacce e commenti sgrammaticati di ogni genere, peccato che fosse del tutto falsa e che sarebbe bastata una ricerca di un paio di minuti per bloccare la diffusione di quella cavolata.
Invece succede che la notizia gira, e chi la smentisce diventa “un pidiota” o è comunque “pagato dal piddì”, secondo uno schema ormai consolidato.
Intanto, mentre tanta gente si indigna, il resto del web ha ormai consolidato la sua idea nei confronti di alcuni politici.
Semplice, lineare, assurdo, convincente. Questo è un esempio, ma pensa quante volte al giorno veniamo bombardati da contenuti del genere.
Come fare per uscire dalla bolla?
Dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort e provare a osservare la realtà da un punto diverso, magari “riabilitando” i tanto bistrattati giornalisti, che possono rappresentare invece un valido supporto nella lotta alle bufale.
Dovremmo poi fare uno sforzo per cercare opinioni diverse e leggere e interessarci di cose che non conosciamo. Più stiamo nella bolla, più vogliamo starci e più ci convinciamo che la realtà sia esattamente quella filtrata dalla bolla.
Per farlo, però, non dobbiamo aspettare che siano gli altri a mostrarci il punto di vista diverso: dobbiamo impegnarci per cercarlo e verificare le notizie e le informazioni che leggiamo quando siamo nella bolla.
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