Facebook: fare marketing elettorale con i gruppi

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Aspetta, questo non sarà il classico articolo su come fare marketing usando i gruppi su Facebook, né troverai ricette o formule magiche su come vendere un prodotto usando i social. Quello che voglio fare è cercare di fare un po’ di luce sull’utilità di gestire (e farlo al meglio) i gruppi Facebook, visto che si riveleranno (anzi, si sono già rivelati) strumenti fondamentali in vista delle elezioni politiche del 2018.

Quando dico che si sono già rivelati fondamentali lo faccio perché è impensabile che saranno solo questi due mesi a decidere per chi voteranno gli italiani nel marzo prossimo. Il lavoro (che in certi casi è ben visibile) è iniziato da anni.

Voglio farlo perché mentre scrivevo un altro post sui gruppi ho sentito l’esigenza di approfondire la parte in cui dicevo che “i gruppi vengono usati”. Vedi che alla fine il calendario editoriale deve essere qualcosa di modificabile, come scrivevo qui?

Marketing elettorale: perché i gruppi funzionano così bene?

I gruppi funzionano così bene perché rispondono perfettamente a due criteri. Il primo è strettamente legato alla nostra mente: il gruppo è un luogo in cui siamo tra persone che condividono con noi determinati interessi. Questo significa che difficilmente troveremo in un gruppo informazioni, post e commenti di punti di vista diametralmente opposti ai nostri. Anzi, interagendo sempre più con le cose che ci piacciono, rafforzeremo le nostre convinzioni e renderemo quell’ambiente sempre più confortevole.

Come scrivevo in questo post, però, il grande rischio è quello di rafforzare le convinzioni sbagliate.

I gruppi hanno un altro grande vantaggio: proprio perché porteranno a rafforzare le convinzioni degli utenti, significa che questi possono essere in qualche modo fidelizzati. Dopo qualche tempo, non solo la convinzione sbagliata sarà diventata realtà nella testa dei membri del gruppo ma, soprattutto, c’è la seria possibilità che questo si trasformi nella prima fonte di informazione degli utenti, che analizzeranno le informazioni esterne sulla base di quello che viene detto nel gruppo.

Ti sembra impossibile? Allora cosa mi dici del populismo dilagante e delle fake news che dai gruppi diventano virali? Come mi spieghi tutti i 200 finti parenti che Laura Boldrini avrebbe sistemato in giro?

Un altro grande vantaggio i gruppi ce l’hanno nei confronti delle pagine Facebook. Certo, queste ultime sono comunque insostituibili e fondamentali in una strategia, specie se, come ha saputo brillantemente fare un partito politico nazionale, riesci a creare una rete di pagine che interagiscono tra loro e che sembrano in qualche modo spontanee e non riconducibili al movimento (ops, partito!) stesso.

Detto questo, però, i gruppi hanno una cosa che le pagine non hanno: l’esclusività.

Se, infatti, tutti possono seguire le pagine e in qualche modo ascoltare quello che la pagina ha da dire, per entrare in un gruppo bisogna condividere qualcosa con gli altri membri, ma dopo c’è la possibilità di essere parte attiva tra pari.

Nel gruppo c’è un noi e c’è un loro: noi che siamo membri del gruppo siamo/abbiamo qualcosa in più rispetto agli altri.

E questo ci piace tantissimo.

Infine, anche in questo caso vale il detto “i clienti sono i nostri migliori testimonial“. Come accade per qualsiasi prodotto o merce, infatti, il consiglio di un amico che è già stato cliente o di qualcuno di cui ci fidiamo varrà di più di qualcosa detto dall’azienda che cerca di venderci un prodotto.

Ecco, la stessa cosa vale per il discorso politico. Un membro del gruppo convinto su un argomento, si farà “portatore del verbo” anche all’esterno del gruppo e parlerà (scriverà, condividerà su Facebook) proprio di quell’argomento.

Massimo risultato con il minimo sforzo.

Ancora una cosa sui gruppi, prima di chiudere

Tutto questo ovviamente non basta in una campagna elettorale, sia chiaro. Sarebbe troppo facile e lo farebbero tutti. Anzi, a ben vedere, fare marketing elettorale attraverso i gruppi Facebook rappresenta solo una delle cose che puoi fare sui social per “spingere” il tuo candidato.

Che dire, infatti, di vere e proprie reti di pagine correlate tra loro e che diffondono lo stesso messaggio?

Tutto questo, ovviamente, senza dimenticare l’enorme mole di lavoro che viene fatta sui media tradizionali e, soprattutto, offline.

Erick Bazzani
Social Media Manager, copywriter e formatore freelance. Le mie giornate si dividono tra l'aula e l'ufficio, quindi se vuoi contattarmi ti chiedo di farlo con una mail. Leggi la bio completa: è bellissima! ;)