Perché i politici postano una cosa oggi e il suo esatto contrario domani? Perché da quando è scoppiata la guerra è “sparito” il Covid? Perché ci dimenticheremo presto di Vito Petrocelli, Presidente della Commissione Esteri del Senato, che nei giorni scorsi si è lasciato andare a questo tweet? Perché qualche mese dopo Sanremo hanno smesso di cercare Bugo?

Qualcuno potrebbe ipotizzare che “pensano che siamo tutti stupidi”, ma la realtà è forse un filino diversa. E ha in qualche modo a che fare con la memoria di Internet.
Una o due memorie?
In questo post, useremo la parola “internet” sia per tutta l’architettura, la rete, i programmi e gli strumenti, sia come l’insieme delle persone che lo frequentano. Sì, perché nel nostro racconto tutto è importante e tutto fa brodo.
Il voler trattare un argomento su un blog così ci imporrebbe di dire semplicemente che Internet non dimentica, perché sul web puoi trovare tutto per sempre. Sì, anche gli articoli che sono stati cancellati dall’autore (famoso fu il caso della dietrofront del Movimento 5 Stelle sulla “gronda” di Genova).
Internet, insomma, ha una memoria di ferro, un po’ come quel tuo amico a cui devi 5 euro dal 2003 e ancora sembra che ti guardi male.
Ma anche le persone hanno una memoria (chi più, chi meno) e la usano per recuperare notizie, affermazioni e prese di posizione sul web.
Ora, io non sono un esperto di memoria e ricordi, ma basandomi su quello che dicono nei film americani, possono dire che abbiamo almeno due memorie: quella a breve termine e quella a lungo termine ed è di quelle due “memorie” o, meglio, dell’uso che Internet (rete) e Internet (persone) ne fanno che voglio parlare oggi.
E del perché no, il non possiamo sapere oggi quali saranno gli effetti del tweet filo Putin di Petrocelli sulla sua carriera (no, l’espulsione dal partito non è chissà che effetto).
La memoria a breve termine
La memoria a breve termine è quella che più risente dell’uso dei social, specie per quanto riguarda l’Internet (persone), perché è quella che viene sollecitata quasi in modo automatico dalla news del giorno. Il problema, però, è che il mood con il quale siamo sui social e la velocità di fagocitazione di contenuti l’hanno praticamente anestetizzata.
Le notizie, specie quelle divisive o polarizzanti, fanno scattare in noi meccanismi più automatici e meno riflessivi, al punto che potremmo trovare persone in grado di sostenere i loro politici di riferimento nei cambi di rotta (non sempre accade, eh. Ne ho parlato, ad esempio, in questo articolo sull’altro blog: velocità e contesto nell’ascesa politica).
E sono abbastanza sicuro che un amico così ce l’hai anche tu; uno al quale ti verrebbe voglia di dire “ma come, giovedì hai detto il contrario” se solo non avessi paura di iniziare a litigare.
In tutto questo, cercare di risvegliare la memoria a breve termine con l’obiettivo di mettere le persone davanti alle loro contraddizioni non è solo un’azione logorante, ma è anche un ottimo modo per allontanarle, ancora convinte di aver ragione.
Cosa intendiamo per lungo termine?
Nel nostro caso, la memoria a lungo termine è il tappeto sotto il quale pensi di aver nascosto le cose, il mucchio di neve che si scioglie e mostra un sacco di schifezze (in Valle d’Aosta, dove vivo, succede ogni anno).
Partiamo da una cosa semplice semplice e cioè se fai un post di successo ne perdi il controllo, può uscire dai social e tornare come post o come meme da un giorno all’altro fino all’infinito.
Mettici poi che ci sono persone (come direbbe mia nonna) “molto brave con il computer” e persone che potrebbero avere interesse a rinfacciarti le cose.
E non parlo necessariamente del/della tuo/tua ex…
Quello che voglio dire, in estremissima sintesi è che il tuo contenuto può essere immortale e, se c’è anche solo una possibilità che salti fuori, sappi che succederà.
Perché è vero che abbiamo smesso di cercare Bugo, ma è anche vero che sai bene di cosa sto parlando…
Quali sono i risvolti pratici?
La presenza, le caratteristiche e il funzionamento di queste due memorie e di questi due Internet hanno risvolti assolutamente pratici, soprattutto in termini reputazionali.
Sfruttare i piccoli bug che la memoria a breve termine ha su Internet, ad esempio, può portarti a una velocissima ascesa e un aumento esponenziali dei consensi, oltre a renderti il più fiko del quartiere grazie ai big like, ma questa è un’altra storia.
Il fatto, però, è che questa rapida ed enorme popolarità ha un prezzo abbastanza alto e sarà proprio la memoria a lungo termine a portarti il conto. Tenere un tiro alto, prendere una posizione netta, cercare lo scontro e cavalcare argomenti polarizzanti è infatti una posizione difficile da sostenere nel lungo periodo, specie in un settore come la politica dove è naturare modificare la propria narrazione.
Ovviamente, se questo viene fatto per convenienza o sulle emozioni del momento, altrimenti qualche piccolo margine di manovra ti rimane. Ma di questo ti parlo sul sito dove, oltre a vedere chi sono e cosa faccio, puoi trovare post “verticali” per aziende e politici.
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