Le parole possono spingere le persone a prendere decisioni ma anche a compiere azioni estremamente negative, come tagliare relazioni o, addirittura, scatenare guerre.
E quindi andrebbero maneggiate con cura.
E va anche detto che le parole nascono e muoiono (purtroppo) ogni giorno. Le parole sono vive al punto che possono essere rubate. Cosa significa?
Ma anche se le parole ci servono per esprimere un concetto, capita spesso che alcune di esse possano di colpo assumere un significato diverso, a volte in maniera spontanea altre volte un po’ meno.
E questo sembra proprio essere il caso della parola “covidiota”, che nasce in un modo e sviluppa nel senso opposto.
Come nasce e cosa significa il termine covidiota?
Tra i tanti effetti prodotti, la pandemia ha portato anche alla nascita di parole nuove, spesso mutuate dall’inglese o figlie di di diversi accorciamenti, come coronabond ma soprattutto Covidiota.
“una persona che ignora stupidamente le misure di sicurezza anti-covid o che fa scorte irrazionali di prodotti alimentari incrementando il panico
Treccani
Covidiota è proprio quella che viene definita una parola “macedonia” mutuata dall’inglese covidiot, ha una genesi ovviamente recente e un significato ben definito, anzi due. Ma in entrambi i casi rimanda a un concetto semplice e comprensibile e descrive un certo tipo di persona. Questa parola, tanto in voga sui social, definisce infatti tanto “una persona che ignora stupidamente le misure di sicurezza anti-covid o che fa scorte irrazionali di prodotti alimentari incrementando il panico“.
Covidiot
Relating to the 2020 Covid-19 virus:
https://www.urbandictionary.com/
Someone who ignores the warnings regarding public health or safety.
A person who hoards goods, denying them from their neighbors.Did you see that covidiot with 300 rolls of toilet paper in his basket?
That covidiot is hugging everyone she sees.
In questo senso, il covidiota sarebbe quello che o non affronta seriamente la questione legata al coronavirus, oppure si comporta in maniera totalmente irrazionale, finendo in entrambi in casi con il mettere in difficoltà le persone o metterne a rischio l’incolumità.
Fin qui tutto bene: non è una parola bellissima ma è decisamente efficace perché è semplice, ironica e fa subito capire da che parte stai.
Insomma, se non credi alla pandemia, non rispetti le regole o tieni comportamenti irrazionali sei un idiota. Un covidiota, per la precisione.
Come viene usato e cosa significa covidiota ora?
Covidiota è un bellissimo esempio di come ci si possa appropriare di una parola altrui, senza intaccare il concetto di framing e di come negarlo finisca con il rafforzarlo. Perché se è vero, come abbiamo detto, che il covidiota è “una persona che ignora stupidamente le misure di sicurezza anti-covid o che fa scorte irrazionali di prodotti alimentari incrementando il panico“, è altrettanto vero che, giorno dopo giorno, il termine ha cominciato a circolare su internet proprio tra molte di quelle persone inserite all’interno della definizione e da lì si è allargato entrando sempre più nel linguaggio comune.
E, indovina un po’?
Sul web, oggi come oggi, la maggior parte delle persone che utilizzano questo termine lo usano proprio per prendere in giro quelli che rispettano le regole. Secondo loro, infatti, il covidiota è grossomodo colui che si beve tutto quello che dicono “la scienza”, “i professoroni”, “i politici” e le “case farmaceutiche”.

Coviodita: un’appropriazione di successo
Parlare di reframing tirando in ballo solo una parola sarebbe forse un po’ eccessivo visto che, di base, dovrebbe essere più o meno il contrario, ma va anche detto che le parole e il linguaggio servono a tracciare la cornice (frame, ops!) di quello che noi riusciamo a concepire e interpretare. Semplicemente, se non abbiamo le parole non riusciamo né a concepire un avvenimento, né ad esternare un fatto.
Però possiamo parlare di appropriazione di un termine, in barba, come dicevamo, al fatto che la negazione di un frame ne comporta il rafforzamento. Covidiota è una parola sciocca che ha un sacco di significati distribuiti su diversi livelli ma è sostanzialmente un’offesa.
E cos’è l’offesa se non un’arma che il linguaggio ci mette a disposizione? Ecco perché, per quanto questa parola sembri sciocca, non si può dire altrettanto per il suo cambio di significato.
Perché se è vero che è un termine che ha tutte le caratteristiche per essere utilizzato da un certo tipo di propaganda che già si basa su derisione ed emotività, è anche vero che per interrompere un certo tipo di narrazione politica bisogna prima di tutto smettere di darle la possibilità di rubare i termini all’avversario.
Perché in questo caso parliamo di una parola quasi innocua che dovrebbe tendere a sparire via via che la pandemia diventerà un ricordo, ma esistono casi di parole che non possono essere perse, perché si corre il rischio di consentire al nostro avversario politico di creare una nuova cornice di significato e fissare, questa volta sì, un nuovo frame nell’immaginario delle persone.
Che poi alla fine sono elettori.
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