Che lo si chiami Content creator, creator digitale, tipo che fa contenuti di lavoro o Pino, la questione è molto semplice: (se) è un professionista deve essere pagato.
Punto.
E questo vale per ogni tipo di lavoro che i più vecchiotti chiamano “nuovo” ma che, in buona sostanza, è un lavoro vecchio quasi quanto il mondo che utilizza strumenti o modi nuovi. E c’è una bella differenza.
Fare il content creator è un lavoro vero
«Dai, seriamente ti pagano per fare contenuti?»
Beh, nel mio caso sì, ma non sono (non precisamente) un content creator, almeno non nell’accezione con la quale il termine circola sui media, ovvero di persona che fa cose – principalmente su TikTok – e usa la sua faccia per permettere a un brand di ottenerne un vantaggio.
Ma anche io faccio contenuti (tanti contenuti, yeah) per portare a casa la pagnotta, anche se verrei pagato probabilmente molto di più se avessi la capacità, la qualità e la professionalità di un creator che usa la sua immagine per trasmettere il messaggio di un brand.
Detto ciò, ci sono alcuni punti che dobbiamo trattare per capire perché quello del content creator o creator digitale è un lavoro vero e serio, ma non privo di pericoli o problemi.
Creare contenuti non è per tutti, specie se devi usare la tua faccia
Punto primo: se sei tra quelli/e che «quello lì ha fatto il grano con due video stupidi» voglio subito dirti che no, non è così semplice come sembra. Un creator professionista non si alza la mattina con una buona idea, la butta su e va a fare il pieno alla sua Lambo per poi passare il resto della giornata in piscina a godersi la sua riccanza.
Come qualsiasi lavoro, creare contenuti con una logica richiede passione, competenza, esperienza e metodo e come in qualsiasi ambito della vita ci sono i livelli e le categorie.
Insomma, se è così facile, perché non lo fai anche tu al posto di avere un “lavoro vero”?
Essere virali non basta
Tadaan!
Avere contenuti diffusi “in tutti i luoghi e in tutti i laghi” non necessariamente fa di una persona un professionista. Ci tenevo a ripeterlo, giusto per iniziare a dare dignità a una professione che, come tante altre nel digitale, fanno fare fior fior di quattrini alle aziende che la comprendono.
Minimo risultato con il massimo sforzo?
Intraprendere quel tipo di carriera, ma purtroppo vale anche per i copywriter freelance o i social media manager, può dare l’impressione di essere pronti a navigare tra case di marzapane e fiumi di cioccolato, ma in realtà, nella maggior parte dei casi è invece è più una cosa come questa:
Ti troverai infatti davanti a lestofanti, persone che ti propongono i loro prodotti in cambio di una mole di lavoro folle, gente che non ti pagherà e cose che semplicemente non esistono. Il tutto senza il non trascurabile dettaglio che tra 11 mesi dovrai sederti di nuovo a tavola con i parenti a spiegare cosa fai per campare.
Però, se hai tutte le carte in regola per diventare un creator, sappi che sono dalla tua parte e sono assolutamente convinto che la tua professione sia non solo da prendere seriamente, ma anche da tutelare contro le invasioni di farabutti e finti professionisti.
Ti sono vicino, amico.
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