A chi affidare i social di un partito?

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Qualche tempo fa abbiamo parlato di quanto sia ormai importante diventare un social partito, trovando almeno tre buoni motivi: ascolto, azione e reazione. Il succo, in estrema sintesi, è che non puoi fare a meno di uno strumento così importante. Già, tutto bene, ma chi si deve occupare di questa parte, che va molto oltre rispetto alla semplice comunicazione?

A.A.A. Social qualcosa cercasi

So quanto sia difficile per molti partiti trovare il social media manager giusto, ma soprattutto so quanto possa pesare il costo di un social media manager nell’economia di un partito locale. Qui, infatti, non stiamo parlando di partiti come la Lega, del Movimento 5 Stelle o del Partito Democratico ma delle tante realtà medio piccole che vivono il territorio e devono far quadrare l’esigenza di gestire un budget minimo e la necessità di diffondere la loro narrazione.

Sarebbe troppo facile (e bello) suggerire di assumere qualcuno a tempo pieno, che possa dedicarsi esclusivamente a quello. Sarebbe anche la scelta più giusta e quella in grado di portare i risultati migliori. Ma visto che spesso non è così, proviamo a vagliare le diverse alternative.

Affidarsi a un social media manager freelance

Se non abbiamo la possibilità di assumere qualcuno a tempo pieno la soluzione migliore è senza dubbio quella di affidarsi a un professionista freelance.

Sul mercato esistono diverse proposte, modi di lavorare differenti e una marea di professionisti disposti ad accettare l’incarico, così come possono variare (e di molto anche) gli onorari che richiedono. Scegliere il professionista giusto può non essere semplice, è vero, ma un professionista, in quanto tale, deve saper fare cose che gli altri non sono in grado di fare. Ecco quindi che il vantaggio di affidarsi a un professionista è rappresentato dalla professionalità: studio, esperienza, impegno e passione vorranno pur significare qualcosa, no?

Sebbene sia la migliore, la scelta di affidarsi a un professionista ha comunque un lato (probabilmente) negativo: il costo. Sicuramente si tratta di un investimento a lungo termine e certamente non è gratis, quindi è importante valutare bene il rapporto costo-opportunità. Quanto crediamo in quella professione? Quanto ne abbiamo bisogno? Perché ne abbiamo bisogno? Quali sono le credenziali del professionista che abbiamo scelto? Perché proprio lui?

Poi, solo dopo esserci fatti queste domande, pensiamo al prezzo, avendo ben chiaro – come si dice spesso – che  “se pensi che un professionista costi troppo è perché non hai idea di quanto ti costerà alla fine un incompetente”.

Formare una risorsa interna

Scegliere internamente una figura da formare può essere una buona soluzione se non disponiamo di un budget sufficiente a ingaggiare un professionista ma vogliamo evitare grossi rischi ed errori clamorosi. Pagando una formazione precisa e specifica a uno dei nostri fidati militanti o supporters offre anche il vantaggio di avere qualcuno al corrente delle dinamiche interne, delle idee e degli obiettivi del nostro partito. Non dovrà chiedervi cosa volete comunicare perché lo saprà già.

Il punto di forza che h0 appena evidenziato può rappresentare però anche una grande debolezza. Ci sono degli equilibri interni da valutare: la persona a cui verrà affidata la comunicazione ha voce in capitolo nelle decisioni? Se dovesse suggerire un cambio di rotta (o magari un’idea diversa rispetto a quella dei vertici) verrebbe ascoltato? Non solo, la sua militanza e i suoi ideali quanto potranno influire sulle sue decisioni? Ecco, queste sono domande da porci e dubbi da risolvere prima di scegliere questa opzione. Il rischio è che la risorsa che abbiamo formato diventi una mera esecutrice: una sorta di robot che post sui social i comunicati stampa. Forse è meglio sottolinearlo: se scegliamo di formare una risorsa è perché ci fidiamo di lei, ma non possiamo farlo a fasi alterne. Infine, ovviamente, un corso di formazione non potrà sostituire anni di professione: è bene non pretendere dalla nostra risorsa interna un lavoro della qualità di un professionista.

Farlo fare al militante più giovane o a quello che usa spesso i social

No, dai, scherzo, questa non è un’alternativa da prendere in considerazione. Incaricare qualcuno di gestire la comunicazione digitale solo perché usa bene i social per conto suo equivale più o meno ad assumere una persona come Chef solo perché a casa ha un forno a microonde. Rendersi interessanti ed avere carriole di like e interazioni sul profilo privato non equivale certo a saper gestire la comunicazione di un’azienda o un partito: sono mondi totalmente diversi ma, soprattutto, uno è un gioco mentre l’altro una professione. Non solo, la discriminante legata all’età o alla confidenza con le nuove tecnologie non può essere né la prima, né l’unica nella scelta di qualcuno a cui affidare (in sostanza) il destino del nostro partito. Se dovessimo affrontare un’operazione preferiremmo un chirurgo o un giovane?

Ecco, appunto.

Una consulenza per il caso specifico

Ma come scegliere l’opzione che fa al caso nostro? È solo una questione di budget o c’è dell’altro? Un’ultima soluzione può essere rappresentata dalle consulenze. Con l’aiuto di un consulente abbiamo la possibilità di capire quale sia il nostro punto di partenza, conoscere i nostri reali obiettivi e imbastire una strategia di comunicazione digitale come si deve, monitorando di volta in volta i risultati raggiunti. Questa opzione ha tra i suoi lati positivi quello di poter gestire il budget in piccole dosi, facendosi guidare da qualcuno ma occupandosi in prima persona del “lavoro sporco”.

A breve termine può quindi essere una buona idea, ma visto che le consulenze costano mediamente di più (in termini di costo orario) di una vera e propria gestione, a lungo termine rischiamo di dover spendere una quantità maggiore di soldi e di dover essere noi a occuparci della parte pratica.

Conclusione: come scegliere un social media manager?

A conti fatti queste sono le alternative a disposizione anche delle aziende e non solo dei partiti e basta un’occhiata al volo per riconoscere pregi e difetti di ognuna di esse, escludendo ovviamente la possibilità di farlo fare a qualcuno solo perché usa bene i social media o, peggio, è il più giovane. I fattori da combinare per prendere una decisione sono tanti: dal budget alle risorse in termini di tempo ed energie, dalla struttura organizzativa agli obiettivi e così via ma, indipendentemente dalla scelta che faremo, è importante che ci arriviamo dopo un’attenta e onesta analisi interna.

Erick Bazzani
Social Media Manager, copywriter e formatore freelance. Le mie giornate si dividono tra l'aula e l'ufficio, quindi se vuoi contattarmi ti chiedo di farlo con una mail. Leggi la bio completa: è bellissima! ;)